Inail: conoscere e prevenire il rischio dell’esposizione a legionella.

Il Dipartimento Igiene del Lavoro dell’Inail ha elaborato un documento informativo dal titolo “ Il rischio di esposizione a Legionella spp. in ambienti di vita e di lavoro“.

Con termine “legionella”- coniato nel 1976 in occasione di un’epidemia di polmonite che si verificò a Philadelphia tra partecipanti ad un Convegno dell’Associazione di ex combattenti dell’American Legion – si definiscono “tutte le forme morbose causate da batteri Gram-negativi aerobi appartenenti al genere Legionella. Al microrganismo responsabile dei decessi venne dato il nome di Legionella pneumophila.”.

La legionellosi “costituisce un problema emergente in Sanità Pubblica, essendo sottoposta a sorveglianza speciale da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), della Comunità Europea e dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) presso il quale è istituito un registro in cui sono annotati i singoli casi”.

Nonostante ci sia un obbligo di notifica, in Italia il numero dei casi/anno è ancora largamente sottostimato e, per la maggior parte di questi, “non è possibile risalire alle circostanze in cui si è verificata l’esposizione”.

Riguardo alle conseguenze della patologia “vengono distinte due manifestazioni cliniche: la ‘Febbre di Pontiac’ e la ‘Malattia dei Legionari’. Quest’ultima è la forma più severa dell’infezione con una letalità totale del 5-15% che, nei casi nosocomiali, può arrivare al 30-50% o fino al 70-80% nei pazienti immuno compromessi”.

La “Febbre di Pontiac”, invece, è una “forma simil-influenzale di lieve entità, senza interessamento polmonare”.

La malattia è acquisita per via respiratoria “mediante inalazione di aerosol (goccioline di acqua aerodisperse) contenente legionelle o di particelle di polvere da esso derivate per essiccamento o, più raramente, in seguito ad aspirazione di acqua contaminata”. Più piccole sono le dimensioni delle goccioline inalate e “più facilmente queste raggiungono le basse vie respiratorie. E i principali sistemi “in grado di generare aerosol sono i rubinetti e i diffusori delle docce dell’impianto idrico, le torri di raffreddamento, i condensatori evaporativi e gli umidificatori degli impianti di condizionamento, le vasche idromassaggio, le fontane decorative, le piscine, etc”.

Malgrado la carenza di dati specifici e il fatto che il rischio di acquisire un’infezione sia riscontrabile in tutti gli ambienti di vita e di lavoro con esposizione ad aerosol infettanti, sono tuttavia noti “numerosi casi di legionellosi tra lavoratori addetti alla pulizia e manutenzione degli impianti di condizionamento e delle torri evaporative, addetti alla vendita di vasche per idromassaggio, minatori, dentisti, giardinieri, etc”.

Inoltre alcuni dati ottenuti da monitoraggi microbiologici svolti nei luoghi di lavoro dimostrano la presenza del batterio “nell’acqua degli impianti per il lavaggio di parti meccaniche nelle industrie automobilistiche, nelle vasche di raffreddamento e lavaggio di prodotti vegetali, nelle vasche di aereazione per il trattamento di acque reflue, nel materiale organico per la produzione di terreni per il giardinaggio, etc”.

Per prevenire la legionellosi l’Istituto Superiore di Sanità ha predisposto delle Linee guida che indicano misure di prevenzione e controllo “da attuare negli ospedali e nelle strutture comunitarie (uffici, alberghi, campeggi, ecc.)

Inoltre, concludono, ai fini della prevenzione e controllo della legionellosi è fondamentale attuare altre “misure a breve (decalcificazione dei rompigetto dei rubinetti e dei diffusori delle docce, sostituzioni di tubi, etc) e a lungo termine (svuotamento, pulizia e disinfezione dei serbatoi di accumulo acqua, torri evaporative, etc.)”.

(Fonte: Dipartimento Igiene del Lavoro dell’INAIL, “ Il rischio di esposizione a Legionella spp. in ambienti di vita e di lavoro”, factsheet, edizione 2012 (formato PDF, 749 kB).

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