Edilizia la tutela della salute e il giudizio di idoneità
Uno studio ha affrontato il tema delle numerose patologie professionali e delle idoneità lavorative nel settore edile.Il comparto edile, infatti, è uno dei settori produttivi con il più alto numero di infortuni, e dove si trova una più marcata prevalenza di patologie lavoro correlate e di malattie professionali.
Una relazione al 75° Congresso Nazionale della Società Italiana di Medicina del Lavoro ed Igiene Industriale (SIMLII), che si è tenuto a Bergamo dal 17 al 19 ottobre 2012, ha affrontato questi temi con riferimento ad un progetto attivo dalla seconda metà degli anni ’90 in provincia di Bergamo. Attraverso il progetto “Tutela della salute nei cantieri edili”, promosso dal Comitato Paritetico Territoriale (CPT) e realizzato dalla Unità Operativa Ospedaliera Medicina del Lavoro (UOOML) dell’Azienda Ospedaliera Ospedali Riuniti di Bergamo, è stato possibile portare avanti uno studio della prevalenza delle patologie professionali e delle idoneità lavorative nel settore edile.
Tale relazione ha sintetizzato i risultati emersi dallo studio in riferimento al periodo di osservazione tra il 2003 ed il 2011, periodo in cui sono stati studiati 2069 lavoratori edili, provenienti da 218 imprese (età media 37.9 anni, anzianità lavorativa media 21.1 anni, di cui mediamente 17.1 trascorsi nel settore edile).
Nella popolazione oggetto dell’indagine “sono stati riscontrati complessivamente 291 casi di patologia di sospetta origine professionale, corrispondenti dunque ad una prevalenza del 14.06%. Sono tuttavia 251 i soggetti risultati affetti da tecnopatie (12.13% della popolazione), che dunque in alcune circostanze hanno presentato più quadri associati tra loro”.
Riguardo alle patologie rilevate al primo posto è risultata l’ ipoacusia da rumore, seguita dalle patologie muscoloscheletriche e dalle neuropatie da intrappolamento.
Un altro elemento significativo è che la prevalenza delle patologie lavoro-correlate nel settore edile “si conferma elevata, con picchi nelle fasce di maggiore anzianità, ma con ricorrenza comunque significativa anche tra i giovani”.
Nelle fasce di età a maggiore rischio l’analisi delle mansioni prevalenti “mette in evidenza che gli operatori mezzi hanno una prevalenza di patologie lavoro-correlate del tutto sovrapponibile al personale addetto ad attività di muratura e carpenteria, sebbene con qualche differenza per quanto riguarda la tipologia delle stesse.
Altro dato rilevante è che “il 24.7% delle idoneità è risultato condizionato dalla presenza di limitazioni, di queste circa il 55-60% con impatto significativo sulla capacità lavorativa del soggetto, tali dunque da portare ad effettive modifiche delle condizioni di lavoro e/o dell’organizzazione dello stesso”.
Le patologie “di più frequente riscontro tra i soggetti limitati sono: patologie muscoloscheletriche, ipertensione arteriosa, neuropatia periferica o del SNC, patologia dismetabolica o endocrinopatia, cardiopatia, diabete, etc.
E per quanto riguarda i 12 soggetti risultati definitivamente non idonei, “le ragioni del giudizio sono state: in 5 casi una patologia muscoloscheletrica, in 4 casi gli esiti dei test tossicologici per sostanze stupefacenti, in 1 caso un problema di alcol dipendenza, in 1 caso una patologia respiratoria ed infine in 1 caso una patologia neoplastica complicata”.
Tra gli stessi soggetti “risultati idonei o idonei con limitazioni vi sono stati diversi casi di non idoneità temporanea, ad esempio per positività ai test tossicologici o dovuti a patologie (cardiopatie e diabete) di prima diagnosi o già note ma non adeguatamente controllate”.
Se si può constatare “che già tra i 20 ed i 29 anni 1 lavoratore su 10 è affetto da problemi di salute tali da condizionare limitazioni”, è “fonte di maggiore preoccupazione il fatto che il rapporto salga ad 1 lavoratore su 2 sopra i 50 anni, età in cui è certamente più difficile il ricollocamento o la riqualifica del soggetto e spesso è ancora distante l’età pensionabile”. Ed è proprio “ la gestione delle idoneità complesse l’attività più onerosa ed impegnativa da svolgere per il Medico Competente”.
I relatori concludono che se, pur con non poche difficoltà, è possibile provare a gestire anche questi casi di non idoneità, vi sono situazioni “in cui oltre ai problemi organizzativi ed all’assenza di postazioni di lavoro alternative, oltre a doversi scontrare con le esigenze di produttività di una piccola impresa, anche la discrezionalità che sarebbe necessaria non è concessa al medico. È questo il caso dei soggetti giudicati definitivamente non idonei alla mansione specifica a causa dei test tossicologici per sostanze stupefacenti, sul cui destino è comunque importante riflettere”.
(Fonte: “ Malattie lavoro-correlate e giudizio di idoneità lavorativa in edilizia”, a cura di M.M. Riva, C. Bancone, F. Bigoni, M. Bresciani, M. Santini, G. Mosconi (Unità Operativa Ospedaliera Medicina del Lavoro, Azienda Ospedaliera Ospedali Riuniti di Bergamo), relazione al 75° Congresso SIMLII pubblicata sul Giornale Italiano di Medicina del Lavoro ed Ergonomia, Volume XXXIV n°3, luglio/settembre 2012”)